In principio furono piatti e stoviglie di carta (che poi era plastica, non sottilizziamo), poi i tovagliolini di carta,  i rasoi, i pannolini da bambini. La logica dell’ usa e getta è entrata nelle nostre vite senza chiedere troppo permesso. Fenomeno che accade anche con le canzoni, in quella logica che gli anglosassoni chiamano “one shot”: brani ed autori che trovano all’improvviso il successo deflagrante. Per un periodo non si ascolta altro, ci si ritrova a comperare un album solo per quella canzone, poi cadono nel dimenticatoio: magari l’autore scrive cose anche migliori, ma il momento magico è svanito. Canzoni che ogni tanto riaffiorano in pubblicità, nella colonna sonora di qualche film o telefilm, o mentre sei in negozio e le senti triturate tra uno scontrino ed un pacco regalo, o in qualche accozzaglia improponibile.

Canzoni venute da chissà dove, che abbiamo molto ascoltato prima del ritorno al nulla del loro autore. Qualche esempio di canzoni da una botta (di celebrità, che credevate?) e via, magari da riascoltare durante le feste:

 

Winchester Cathedral New Vaudeville Band: per tutta l’estate del ’67, si sentiva ovunque: il bello è che la band non esisteva realmente, ma quelle voci che sembravano uscire da un vecchio grammofono a tromba erano irresistibili.

 

Rain and tears – Aphrodite’s Child: scopiazzato dal Canone di Pachelbel, primo esempio di pop ellenico che spopola in mezzo mondo. Seguiranno altri 45 giri di grande successo, ma a pelle ci si ricorda questa: e si dimentica che oltre al monumentale cantante Demis Roussos, alle tastiere c’era un certo Vangelis (e chi non ha pianto con il tema d’amore di “Blade runner” o "Chariots of fire", peste lo colga!).

 

Lisa dagli occhi blu (Mario Tessuto) e Lady Barbara (Renato dei Profeti): le metto insieme perché in entrambi i casi si trattava di cantanti di bella presenza, faccia da bravi ragazzi, cantori di una nostalgia liceale, successi da “Disco per l’estate”, immancabili negli amarcord relativi al periodo. Che poi il resto del pianeta intanto ascoltasse Dylan, Beatles o Stones era un particolare assolutamente insignificante.

 

Eloise – Barry Ryan: suadentissima canzone, avrebbe aperto inconsapevolmente la via al rock romantico, come se stessimo ascoltando per radio una canzone dei Kinks poi, per uno scherzo della sintonia, a metà entrasse un’aria quasi verdiana. Imperdibile (mentre del buon Barry si persero la tracce).

 

In the summertime – Mungo Jerry : la classica canzone che “puzza” di allegria, magari anche leggermente alcoolica: fatto sta che vedere all’epoca soffiare in un boccione di vetro o suonare assi da bucato sembrava sconvolgente.

 

Tweedle dee tweedle dum – Middle of the Road: scelta per la campagna promozionale della Fiat 127, rendeva bene l’idea. Bastò quello.

 

Feelings – Morris Albert: classicissimo inno da momenti (che si vorrebbero) intimi, romanticissima fino al diabete, pochi sanno che l’autore ed interprete è un brasiliano che, dopo, si butterà sulle canzoni per bambini. Molti dei quali hanno peraltro questa, tra i contributi alla loro procreazione…

 

Blackberry Way The Move. Alias, “Tutta mia la città” dell’Equipe 84, forse il più grande dei nostri gruppi beat. L’originale, scoprimmo poi, era una cupa risposta a Penny Lane dei Beatles, ed è firmata da Roy Wood, il quale andrebbe denunciato per aver fondato in seguito gli ELO.

  

Alone again (Gilbert Sullivan), Baker Street (Gerry Rafferty), Year of the Cat  (Al Stewart),  I’m Not In Love (10cc): esempi di “singolo” perfetto; quante milioni di copie hanno venduto queste quattro, sommate? Quali altre canzoni vi ricordate dei rispettivi interpreti? Quanti hanno comperato gli album (inutili) che le contenevano? E, per i miei coetanei: quanti di voi hanno “intrallazzato” per la prima volta con qualcuna/o col sottofondo di una di queste canzoni? (se a qualcuno puo’ interessare, per me la seconda che ho detto).

 

Sex & Drugs & Rock & Roll – Ian Dury. Più che una canzone uno slogan. La sua voce, peraltro, era davvero inquietante almeno quanto il suo aspetto.

 

Lady Marmalade – Labelle. Voulez-vous coucher avec moi, ce soir?

(aggiungo altro?)

 

Don’t let me be misunderstood – Santa Esmeralda: gli Animals (ed Eric Burdon in particolare) avranno sofferto le pene dell’inferno, a veder stravolgere il loro disperato pianto d’amore di quindici anni prima in uno spagnoleggiante brano da discoteca; ma mi chiedo, è casuale il boom di nascite in Italia nel 1978?

 

Walk like an Egyptian (Bangles),  Heart of glass (Blondie), Touch me (Samantha Fox), Mia bocca (Jill Jones): dunque, buttiamola giù così. Nel ’67 The Who (longa manus di Pete Townshend, vero esperto di realtà giovanili) incidono una canzone, “Pictures of Lily” in cui il padre del protagonista cerca di risolvere l’insonnia del figlio adolescente dandogli le fotografie di questa graziosissima ragazza, in modo che il figlio possa “calmarsi” (pare, dalla canzone, con ottimi risultati).  Ehm… puo’ essere questo il ruolo (ed il successo) di queste girl-band?

 

Born to be alive – Patrick Hernandez: e pensare che quando facevo radio e la gente telefonava chiedendo la canzone di “quello col bastone”, io pensavo a Luciano Taioli……..

 

Video killed the radio star – The Buggles: un manifesto ideologico, più che altro. Anzi, l’icona della videmusic. Ed apparizioni in tv da rinverdire il mito della Lily di cui sopra, per via delle coriste.

 

On my own – Nikka Costa: sfuttamento del lavoro minorile? Il bello è che il padre non volle far uscire il singolo negli States “per non turbare la crescita della bambina”. Boh e anche mah…

 

Tropicana – Gruppo Italiano: ma quanto era carina Patrizia Di Malta, la cantante? Almeno quanto era “battipiedino” la canzone.

 

Last Christmas – The Wham: la meno natalizia delle canzoni natalizie.  E George Michael bello come un dio greco, tanto da gridare allo spreco; l’ “altro” Wham, boh? Chi se ne ricorda non dico il nome, ma la faccia?

 

Wicked Game – Chris Isaak. Da qui all’eternità, ennesima rilettura. The sexiest video ever, si diceva all’epoca. La lei del video è Helena Christensen, una top model in particolare stato di grazia, e il buon Chris sembra passarsela niente male.

 

Goodnight Moon – Shivaree. “Kill Bill vol. 2”, Uma Thurman nei titoli di coda,  con questo sottofondo: potrebbe essere uno dei segni della dimostrazione dell’esistenza del divino.